Torneranno i prati

Cinémathèque Suisse

TITOLI
Originale
Torneranno i prati
deutsch
Greenery Will Bloom Again
français
italiano

DATA D'INIZIO
Svizzera
14.12.2016
Svizzera tedesca
15.12.2016
Svizzera romanda
14.12.2016
Ticino
15.12.2016
NUMERO DI VISITATORI

Il numero di visitatori elencati rappresenta ciò che è stato riportato e registrato per questo film a partire dalla data di uscita.

Svizzera
385
Svizzera tedesca
236
Svizzera romanda
10
Ticino
139

CAST & CREW
Regia
Ermanno Olmi
Produttore
Elisabetta Olmi
Luigi Musini
Soggettista
Ermanno Olmi
Musica
Paolo Fresu
Attore
Claudio Santamaria
Camillo Grassi
Niccolo Senni
L'ETÀ D'ACCESSO

Dall’1.1.2013, tutti i film proiettati pubblicamente nei cinematografi sono classificati per categorie d’età dalla "Commissione svizzera del film e della tutela dei giovani". L’età indicata ("Permesso a partire da") esprime il fatto che, a partire da quell’età, la visione del film non dovrebbe comportare alcun danno per un bambino/giovane. Un bambino/giovane che ha raggiunto tale età può dunque vedere il film da solo. Se egli è accompagnato da una persona detentrice dell’autorità parentale, tale soglia d’età può essere ridotta al massimo di due anni (ad esempio, "permesso a partire da 10 anni" significa che l’interessato che ha raggiunto tale soglia d’età potrà accedere da solo alla visione, mentre un interessato che ha raggiunto gli 8 anni d’età potrà accedervi solo se accompagnato da una persona detentrice dell’autorità parentale.
"Consigliato a partire da" significa che un bambino/giovane è in grado comprendere il contenuto del film a partire da quell’età.
Ulteriori informazioni all’indirizzo: filmrating.ch

L'età legale
16
Età consigliata
-

CONTENUTO

In un avamposto d'alta quota, verso la fine della prima guerra mondiale, un gruppo di militari combatte a pochi metri di distanza dalla trincea austriaca, "così vicina che pare di udire il loro respiro". Intorno, solo neve e silenzio. Dentro, il freddo, la paura, la stanchezza, la rassegnazione. E gli ordini insensati che arrivano da qualche scrivania lontana, al caldo. Ordini telefonati che mandano i soldati a farsi impallinare come tordi.
torneranno i prati, scritto tutto minuscolo come si conviene ad una storia minima e morale, non è un film d'azione e non ha nemmeno una trama nel senso canonico del termine, perché i pochi avvenimenti si consumano come la cera di una candela, dentro una quotidianità sporca e scoraggiata. Il film di Olmi è una ballata malinconica come la melodia alla fisarmonica che apre la narrazione, e triste come Il silenzio, le cui note sono incorporate nel tema finale composto e suonato alla tromba da Paolo Fresu. torneranno i prati è un film epidermico, che ci fa sentire il ruggito dei mortai in lontananza, il rosicchiare del trapano che scava una galleria nemica sotto la trincea, il gelo e la monotonia delle giornate segnate dal rancio e dalla consegna della posta, unica occasione in cui i nomi dei soldati vengono pronunciati, riconoscendoli come esseri umani invece che come semplici numeri. I militari, dal capitano alla recluta, restano attoniti davanti all'orrore dell'inganno in cui sono caduti per aver creduto nell'amor di patria e nel dovere del cittadino italiano. Alcuni guardano verso di noi e raccontano quell'orrore e quella solitudine, ricordandoci i magistrali sguardi in camera de Il mestiere delle armi. Anche questi soldati semplici sono testimoni della storia, una storia che si è consumata sulla loro pelle, e a loro insaputa.
La fotografia profondamente evocativa di Fabio Olmi, a suo agio nel gestire tanto le nebbie quanto il profilo nitido delle montagne, allinea quadri grigi in successione atemporale, sottolinea i colori dell'oro e del sangue; le scenografie di Giuseppe Pirrotta ricostruiscono con esattezza storica ed emotiva la miseria della trincea, fatta di pochi pezzi essenziali - la gavetta, la lampada ad olio - e i costumi di Andrea Cavalletto (con l'amichevole supervisione di Maurizio Millenotti) trasformano i soldati in fantasmi, ombre imbacuccate irriconoscibili a se stesse sotto pile di coperte che non bastano a cacciare il freddo dalle ossa. Ci vuole pudore per raccontare una guerra senza senso, come lo sono tutte le guerre. Ci vogliono lunghi silenzi, profondità di sguardo e di coscienza, per intonare un de profundis dedicato alla memoria dei tanti giovani (e meno giovani) morti in luoghi dove poi sarebbero ricresciuti i prati, cancellando la memoria del loro sacrificio. Un sacrificio di cui il regista si fa cantore, ritraendo i suoi soldati nel momento dell'estrema consapevolezza di essere andati a morire invano, in una guerra di posizione che si è rivelata una mera attesa del proprio destino finale.
In torneranno i prati c'è la lezione di Remarque e Rigoni Stern e Buzzati, nessuno citato perché tutti assorbiti nel sapere di Olmi, che crea un mondo da incubo i cui personaggi si rivolgono a noi dicendo: questo ero io, e lo ricordo proprio a te, sperando che tu sia custode della mia memoria, e che porti con te il mio messaggio. Perché "anche quelli che sono tornati indietro hanno portato dentro la morte che hanno conosciuto", e se il piccolo Ermanno ricorda i racconti del padre, cui ha dedicato questo film, il regista più che ottantenne teme che, come dice un soldato, "di quel che c'è stato qui non si vedrà più niente, e quello che abbiamo patito non sembrerà più vero".
torneranno i prati è un film perfettamente centrato nel cuore di tenebra di una trincea, e di una guerra, buia e allucinata, il nostro Apocalypse Now, cronaca di un conflitto supremamente inutile, e che la Storia vorrebbe dimenticare.


IMMAGINI


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