Il numero di visitatori elencati rappresenta ciò che è stato riportato e registrato per questo film a partire dalla data di uscita.
Valerio Barletti
Giovanni Storti
Raul Cremona
Elio
Dall’1.1.2013, tutti i film proiettati pubblicamente nei cinematografi sono classificati per categorie d’età dalla "Commissione svizzera del film e della tutela dei giovani". L’età indicata ("Permesso a partire da") esprime il fatto che, a partire da quell’età, la visione del film non dovrebbe comportare alcun danno per un bambino/giovane. Un bambino/giovane che ha raggiunto tale età può dunque vedere il film da solo. Se egli è accompagnato da una persona detentrice dell’autorità parentale, tale soglia d’età può essere ridotta al massimo di due anni (ad esempio, "permesso a partire da 10 anni" significa che l’interessato che ha raggiunto tale soglia d’età potrà accedere da solo alla visione, mentre un interessato che ha raggiunto gli 8 anni d’età potrà accedervi solo se accompagnato da una persona detentrice dell’autorità parentale.
"Consigliato a partire da" significa che un bambino/giovane è in grado comprendere il contenuto del film a partire da quell’età.
Ulteriori informazioni all’indirizzo: filmrating.ch
CONTENUTO
Una donna sta per compiere mezzo secolo e si sente sempre più a pezzi. Esteticamente e moralmente. Dalla famiglia che la ignora e un marito inetto fino al posto di lavoro, una profumeria, in cui il capo la mobbizza con commenti sul suo invecchiamento e minacce di licenziamento, tutto frana dentro e attorno a lei. E, tanto per gradire, è in piena menopausa e, almeno all'inizio, a nulla serve l'aiuto del suo angelo custode. Ma la sua protagonista, pur fragile e vessata, è determinata e proverà a reagire.
Ci vuole un gran fisico poteva essere, con queste premesse, una bella commedia al femminile, magari graffiante e originale. Ma la verità è che il film d'esordio di Sophie Chiarello non decolla mai, strozzato dai luoghi comuni sulle donne e da sketch stanchi che si protraggono e ripetono senza guizzi. Si prova a metter su un cast almodovoriano, tra la nonna arzilla Rosalina Neri, la collega commessa procace Laura Marinoni, la figlia ribelle Antonella Lo Coco (direttamente da XFactor) e uomini improbabili, dall'eterno bambino che è il suo ex marito (Elio) all'insicuro spasimante Jurij Ferrini. Tutti attori più che diligenti nelle loro interpretazioni, ma vittime di un racconto stanco e mai vitale su uno dei momenti più importanti, difficili e, perché no, anche buffi della vita di una donna.
Non basta il carisma di Angela Finocchiaro - comunque meno in parte del solito - a tener su un'opera che non sa neanche, di preciso, dove andare a parare. Vuol essere commedia anche grossolana, come farebbero pensare alcune gag molto fisiche, o arguto melodramma? Così la noia subentra abbastanza presto, salvata da una manciata di minuti e grazie al cameo di Aldo Baglio (presente nel film come i suoi sodali) ma non da Giovanni Storti, il cui angelo con il telecomando e poliglotta non sa conquistarti mai. Più si va avanti, insomma, in quest'ora e mezza, più si rimpiangono le occasioni perse da sceneggiatori e regista, sempre alla ricerca della risata facile e di un femminismo rassicurante e stereotipato.
La cineasta, che arriva a questo primo film dopo una lunga gavetta, non ha il coraggio di andare oltre un taglio televisivo - la fotografia e la canzone finale sembrano presi da una brutta copia di Tutti pazzi per amore - e qualche ammiccamento al cinema americano, dai rapporti di lavoro all'idea del botox che fa diventare Angela Finocchiaro un sosia di Joker. Troppo poco.
IMMAGINI
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