Il numero di visitatori elencati rappresenta ciò che è stato riportato e registrato per questo film a partire dalla data di uscita.
Giorgio Garini
Giorgio Garini
Giovanni Bosio
Gemma Pedrini
Luca Casella
Dall’1.1.2013, tutti i film proiettati pubblicamente nei cinematografi sono classificati per categorie d’età dalla "Commissione svizzera del film e della tutela dei giovani". L’età indicata ("Permesso a partire da") esprime il fatto che, a partire da quell’età, la visione del film non dovrebbe comportare alcun danno per un bambino/giovane. Un bambino/giovane che ha raggiunto tale età può dunque vedere il film da solo. Se egli è accompagnato da una persona detentrice dell’autorità parentale, tale soglia d’età può essere ridotta al massimo di due anni (ad esempio, "permesso a partire da 10 anni" significa che l’interessato che ha raggiunto tale soglia d’età potrà accedere da solo alla visione, mentre un interessato che ha raggiunto gli 8 anni d’età potrà accedervi solo se accompagnato da una persona detentrice dell’autorità parentale.
"Consigliato a partire da" significa che un bambino/giovane è in grado comprendere il contenuto del film a partire da quell’età.
Ulteriori informazioni all’indirizzo: filmrating.ch
CONTENUTO
Enrico è un fisioterapista che ha imparato ad andare in barca a vela a cinquant'anni. Gemma una studentessa che suona il violoncello e vince gare di sci. Luca è pianista, compositore e fotografo. Felice uno scultore con tanti amici in galera. Che cosa unisce loro e gli altri protagonisti di Per altri occhi? La cecità, ma anche la voglia di impostare la propria esistenza come "una sfida che comunque va vissuta". Silvio Soldini entra nelle loro storie con discrezione mettendosi in posizione di ascolto, senza manipolare eventi o sentimenti, senza ricorrere a pietismi o luoghi comuni.
Ne emergono i ritratti di uomini e donne che affrontano con coraggio e pragmatismo le mille complicazioni che la disabilità aggiunge alla loro giornate, imparando ad orientarsi in spazi sconosciuti, a rinegoziare equilibri e ad affrontare le difficoltà con ironia. Il che, suggerisce il documentario, non è troppo diverso da quello che facciamo tutti noi, quotidianamente, in quanto esseri umani in balìa di vite complicate. E vedere (noi che possiamo) l'esempio positivo di chi ce la fa con "qualcosa di meno" (ma anche molte cose in più), è quanto mai incoraggiante. La regia di Soldini è pulita, rigorosa, in punta di piedi, e precisa come le vite di chi si muove sapendo che "un centimetro è un'infinità", se ciò che si conosce si ritrova improvvisamente un poco più lontano. Il montaggio è agile e fluido, privo di ridondanze e di quelle esitazioni che, per un non vedente, possono rivelarsi fatali. Un montaggio che lavora per associazioni di idee e continuità di ispirazione, con brio e urgenza narrativa.
I protagonisti usano ripetutamente il verbo "vedere" perché la loro percezione del reale non è meno accurata di quella di chi può guardare con gli occhi, e raccontano le loro esperienze in forma cinematografica, come sceneggiature per immagini solo percepite, ma non per questo meno vivide. E ognuno illustra il proprio punto di vista, che è esattamente ciò che fa il buon cinema.
La cecità, e più in generale la vita, diventano un'avventura polisensoriale: il musicista "sente" Parigi dall'alto della torre Eiffel, l'incontro con gli altri è suono, o calore. Nessuno, in Per altri occhi, fa filosofia, o retorica. E affinché chi guarda non possa chiamarsi fuori dalla narrazione filmica Soldini compie, ad un certo punto, una scelta eminentemente cinematografica: quella di lasciarci al buio, gettandoci in mezzo al bombardamento di suoni e presenze che assale chi non può contare sulla discriminante del proprio sguardo. Se fino a quel momento Per altri occhi ci ha mostrato nel dettaglio "come fanno loro", in quel momento ci ricorda che loro siamo noi.
IMMAGINI
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